Sax Virtuosismo e Cantabilità
Correva l’anno 1846 quando Adolphe Sax (1814-1894), figlio di un costruttore di strumenti belga, brevettò un nuovo aerofono (in realtà inventato cinque anni prima) che da lui prese il nome di saxofono.
Timbricamente duttile, di notevoli potenzialità sonore ed espressive, il sax ebbe successo da subito. Hector Berlioz lo lodò nel suo Grande Trattato di strumentazione e di orchestrazione (1843): «Il timbro del saxofono ha qualche cosa di penoso e doloroso nei suoni acuti; mentre invece le note gravi hanno una grandiosità che potrebbesi dir pontificale. Possiede al paro de’ clarinetti la facoltà di rinforzare e smorzare il suono donde risultano principalmente nell’estremità inferiore della sua estensione, degli effetti inuditi che sono soltanto suoi propri. Per dei pezzi d’un carattere misterioso e solenne, a mio parere, il saxofono è la più bella voce grave fino ad oggi conosciuta». Strumento giovane, il sax ha trovato impiego nei diversi generi musicali anche grazie alla possibilità di coprire un’ampia tessitura, in virtù di una famiglia allargata, dal sax contrabbasso al sax soprano.
Le pagine musicali che vengono proposte con brio ed eleganza dal Duo Brillance in questo disco offrono una bella e piacevole dimostrazione di quel che il sax può realizzare e comunicare. Pur nella loro differenza architettonica, i brani registrati hanno in comune due elementi importanti: sono tutti collocabili nel Novecento e guardano tutti indietro in una visione, potremmo dire, neoclassica, avvertibile tanto sul piano armonico quanto sotto il profilo della organizzazione tematica.
Il disco si apre con la Suite Hellénique di Pedro Iturralde, compositore e saxofonista spagnolo (1929), per diversi anni docente al Conservatorio di Madrid. La Suite, articolata in cinque movimenti (Kalamatianòs, Funky, Valse, Kritis, Kalamatianòs) mostra la familiarità dell’autore con lo strumento, trattato con verve e vivacità. Non va dimenticato che Iturralde ha svolto una intensa attività concertistica lavorando anche in campo jazzistico e collaborando con artisti come Gerry Mulligan o Paco de Lucia. La Suite riunisce umori differenti che arrivano all’autore dai diversi mondi musicali frequentati.
Claude Pascal (1921-2017), vincitore del Prix de Rome nel 1945, è stato docente al Conservatorio di Parigi dal 1952 al 1987 e successivamente ha svolto anche le funzioni di critico musicale per Le Figaro. La Sonatine è strutturata in un unico movimento all’interno del quale si susseguono tuttavia episodi contrastanti. Apertura e chiusura sono affidati a movimenti spigliati contrassegnati
da una scrittura aggressiva (in un contesto armonico alquanto tradizionale) che sfrutta bene le risorse del sax impegnato poi in una Cadenza ricca di variegate soluzioni espressive. Il Lento che segue alla Cadenza esalta poi la cantabilità e la dolcezza dello strumento aerofono.
La Hot Sonate (Sonata jazz op. 70) per sax contralto e pianoforte di Erwin Schulhoff (1894-1942) risale al 1930. Schulhoff, compositore e pianista cecoslovacco, di origine ebraica, fu uno dei primi compositori classici in Europa a trovare ispirazione nei ritmi della musica jazz. Con l’avvento del nazismo, però, la carriera di Schulhoff, brillante pianista la cui attività si estendeva in Germania, Francia e Inghilterra, ebbe un drammatico arresto. La sua musica, considerata degenerata, fu proibita e l’artista prima si rifugiò a Praga, poi tentò di scappare in Unione Sovietica. Venne però arrestato e morì in un campo di concentramento. La Hot Sonate, articolata in quattro movimenti, inquadrata nella tragica esistenza dell’autore, sembra quasi rappresentare una sorta di fuga verso l’occidente. Atmosfere jazzistiche nei ritmi, il sax sfruttato in maniera quasi rapsodica ora con glissati ora con timbriche secche e incisive. Si nota, inoltre, la mano pianistica di Schulhoff che garantisce al sax un supporto armonico e ritmico di notevole ricchezza.
Contrassegnata da una scrittura ricca e articolata appare la Ballade del francese Henri Tomasi (1901-1971) , compositore e direttore d’orchestra francese, vincitore del Prix de Rome nel 1927. Elementi di raffinata cantabilità (con una attenta ricerca coloristica) si mescolano abilmente con scatti più vivaci e nervosi in un dialogo serrato fra tastiera e strumento a fiato.
Il disco si chiude con Ida Rose Esther Gotkovsky, compositrice francese nata nel 1933, allieva di Messiaen e di Nadia Boulanger, docente al Conservatorio di Parigi. Autrice di una vasta produzione sinfonica e cameristica, la Gotkovsky ha contribuito ad ampliare il repertorio classico del sax con numerosi brani per strumento solo e pezzi cameristici. Il brano Brillance per sax contralto e pianoforte risale al 1974. È in quattro movimenti caratterizzati ognuno da un particolare atteggiamento espressivo. Il primo (Declamé) è quasi in uno stile recitativo, con un andamento, tuttavia a tratti sinuoso, ricco di cromatismi. Il secondo (Desinvolte) ha un piglio sciolto e brillante: non a caso l’autrice scrive in apertura avec humour. Segue un Dolcissimo di elegante fattura in cui si esalta la timbrica calda del sax, per concludere con un Final prestissimo e, aggiunge la compositrice, strepitoso.
Roberto Iovino 2018